Ancora mi emozionano certe voci

2018 04 12 chiara de marino

Scritto da: Dott.ssa Chiara De Marino.
Tratto da "Le voci della città", tre incontri di sociodramma in tre piazze cittadine.
A cura dell’Associazione Centrodonna Evelina De Magistris.
Livorno 2006.

“Ancora mi emozionano certe voci,
Ancora credo nel guardare negli occhi,
Ancora ho in mente di cambiare qualcosa”
Che succede quando la gente si incontra per dire e per dirsi?
Che segreti nascosti raccontano queste bocche?
Segreti di uno, di pochi, di tutti?
Questo libro, racconti, ci aiuta ad ascoltare?...!
Il sociodramma è la bussola che orienta questi racconti che aprono uno spazio per transitare tra il molteplice,
il gruppo e il singolo, che costruiscono storie dove il protagonista è un corpo, un vincolo, un gruppo o i
cittadini.
Questo lavoro, concepito in un contesto attualmente inusuale (la piazza), raccoglie voci e testimonianze di
persone che abitano nello spazio-tempo della semi-realtà (sociodramma), dove si cerca di apprendere nuovi
percorsi.
Si è preso contatto con la “città soggettiva”, cioè la città degli individui, delle relazioni, delle dimensioni
interpsichiche e intrapsichiche, dei ruoli individuali e delle loro interrelazioni. Del sentire e dell’agire.
Lo spazio fisico della città, la sua urbanistica, la sua architettura, determinano luoghi e modi d’incontro/non-
incontro e modalità di fruizione, di essere/sentire la città, spesso svincolati dal desiderio o bisogno del singolo
individuo/gruppo. Senza più “anima urbana”, ognuno si scinde
dalla partecipazione effettiva alla propria area d’intervento, delegando alle Istituzioni il compito di creare la
“città felice”.
Si sono ascoltate, si è data voce, ai desideri, sogni, alle richieste di chi vive questa città per come si offre, e
per come ciascuno vorrebbe che essa fosse, nei suoi spazi pubblici, nei suoi luoghi d’incontro, nelle sue
piazze, nelle sue panchine.

Il creatore di questa disciplina, Jacob L. Moreno, 1889, medico, giunse alla conclusione che
l’incontro fosse la base di tutte le relazioni umane, tanto nelle relazioni personali, familiari,
quanto nelle relazioni sociali più ampie. Fu un pioniere nel pensare che, molte volte, non
sono le persone ad esser malate, bensì il vincolo tra di loro. In tal modo Moreno diede
inizio al sociodramma, alla sociometria.

Il sociodramma si basa sull’ipotesi implicita che tutto il gruppo formato dal pubblico si sia
organizzato secondo ruoli sociali e culturali ai quali partecipano – in qualche modo – tutti gli
individui caratterizzati dagli stessi atteggiamenti culturali. Per questo non ha grande importanza
sapere chi sono gli individui, chi compone il gruppo o quale ne sia il numero. In questa occasione è il
gruppo nel suo insieme che deve occupare la scena per rivelare i propri problemi.

L'inferno dei vivi non è qualcosa che ci sarà: se esiste, è ciò che è già qui, l'inferno in cui viviamo tutti i giorni, che
formiamo stando insieme. Esistono due modi per non soffrire. Il primo è semplice per la maggioranza delle persone:
accettare l'inferno e mettersi da parte fino al punto da smettere di percepirlo. Il secondo è rischioso e richiede
attenzione e apprendimento continuo: cercare di sapere riconoscere chi e cosa, dentro l'inferno, non è inferno e
proteggerlo e dargli spazio.

ITALO Calvino, “Le città invisibili”, ed. Mondadori


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